Leggere…. Può apparire strano un tal nome per un blog, ma è quello che mi è venuto per primo spontaneamente alla mente. Sì, perché leggere è una delle mie più grandi passioni.
Leggere di tutto? No, solo autori scelti e di narrativa. La lettura di testi scientifici o saggi di un qualsiasi genere è dedicata allo studio: in questo caso voglio parlare del leggere come svago, come compagnia e non solo. Molti autori di narrativa classici parlano non solo al nostro cuore ma anche alla mente fornendoci un continuo spunto per la riflessione e l’approfondimento di temi universali.
Quando è iniziata questa mia passione? Essa era in me ancor prima di imparare a leggere. Invidiavo mia sorella più grande di me di alcuni anni che già aveva questa possibilità e mi auguravo che il tempo passasse in fretta per poter diventare autonomo nella lettura e mettere da parte quei libri per bambini costituiti quasi completamente da illustrazioni. Mi rivedo ancora bambino incollato di fronte alla vetrina di una piccola ma abbastanza fornita cartoleria di periferia. Sì perché allora, mi riferisco agli anni cinquanta del secolo scorso, il quartiere Monteverde Nuovo era considerato abbastanza periferico. Non una periferia estremamente popolare o dalle caratteristiche di borgata ma pur sempre non centrale e quindi non dotata di grandi librerie. Guardavo quei libri esposti e ne ero affascinato, anche se non ero ancora in grado di poterli leggere da solo. Ma qui devo fare un’ammissione: non era solo il desiderio di leggere, di sognare, di immedesimarmi nei vari personaggi ed eroi che io desideravo. Oltre al contenuto io dovevo possedere l’oggetto, tenerlo con me, conservarlo con amore. Io amo i miei libri; tutti, quelli di allora e quelli di oggi che conservo con cura e dei quali mi piace sentire il rumore prodotto sfogliando le pagine o annusare il profumo che emanano, come dice una mia cara amica. Per noi è diventata normale l’espressione nel vedere un libro nuovo acquistato dall’altro: “ voglio solo annusarlo”! Annusare il profumo della carta e di stampa ma anche leggere qualche piccolo brano per “annusarne” il contenuto.
Detto ciò, qual è la mia intenzione nel costruire questo blog? Quella di parlare di ciò che sto leggendo, delle motivazioni che mi hanno spinto a comprare proprio quel particolare libro, delle impressioni ricevute con semplici considerazioni di carattere generale senza voler fare una recensione o altro: dico solamente in tutta sincerità che non ne sono capace. Se poi qualcuno avrà la bontà di leggere i miei scritti e vorrà raccontarmi le proprie impressioni su ciò che di volta in volta proporrò, io ne sarò molto felice perché sarà un modo di leggere insieme.
ILIADE Omero
IL SEGUITO DELL'ILIADE Quinto di Smirne
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EPICA
Nella prefazione ho spiegato che la mia intenzione nel compilare il blog ruota intorno a letture passate ma soprattutto attuali. Dal titolo si deduce che in questo momento della mia vita, momento poco felice anche per un pensionamento non desiderato e ancora non del tutto accettato, sto tornando alla lettura dell’epica. Naturalmente ciò non è stato il frutto di un desiderio o di una scelta ragionata ma tutto è iniziato per caso.
Devo premettere che ho sempre amato la mitologia greca ma non disdegnavo quella di altre civiltà, anche se queste sono più distanti da noi e non rientrano nelle nostre conoscenze. Ad esempio, amando la musica di Wagner sono sempre stato attratto dalla mitologia nordica, in particolare germanica, senza mai riuscire però ad approfondire l’argomento e a trovare trattati adeguati.
Ero andato a visitare una nuova libreria Feltrinelli aperta da poco tempo nelle vicinanze di San Pietro. Mi aspettavo di trovare un negozio grande come sono abitualmente quelli della stessa catena. Con un pizzico di disappunto ho trovato, invece, una vecchia libreria, probabilmente delle edizioni Paoline, rimodernata e riorganizzata in modo simile a quelle abituali. Malgrado ciò cominciai a rovistare tra gli scaffali cercando qualcosa d’interessante; devo confessare che sono stato sempre attratto da tomi con un volume di pagine notevole (di questa mia mania ne parlerò in altra occasione o come si dice “ma questa è un’altra storia”). Il bel volume da me adocchiato aveva un titolo che non poteva essere migliore e che faceva pensare subito a una corrispondenza tra poemi omerici e poemi nordici: finalmente avevo trovato ciò che da tempo cercavo. Rimasi però molto presto deluso: leggendo la presentazione e “annusando” le pagine ben presto mi resi conto che il librone non trattava di ciò che io pensavo bensì di una tesi alquanto inconsueta che mi lasciava veramente interdetto. S’ipotizza, infatti, che i fatti raccontati da Omero (o da chiunque sia stato) non erano avvenuti in ambito mediterraneo ma nelle regioni baltiche. Ciò mi apparve veramente assurdo e stavo con rammarico riposando il libro nel suo scaffale. Era un librone, però, di quelli che piacciono a me costituito da un considerevole numero di pagine (un mattone in molti lo definirebbero) per cui leggendo con più attenzione alcune note critiche di copertina mi resi conto che anche autorevoli docenti universitari non consideravano la tesi presentata del tutto ingiustificata. Mi dispiaceva abbandonare quel libro così invitante e quindi mi dissi: non importa se presenta delle argomentazioni sballate, non importa se il prezzo è un po’ altino, il gioco ne vale la candela. E me ne tornai a casa molto soddisfatto e speranzoso con il mio “mattone”.
Continua….
Qual è la tesi di questo libro su Omero che ha a che fare con le regioni sul baltico? Cercherò d’illustrarla brevemente. L’autore sostiene che i fatti raccontati nei poemi omerici siano avvenuti in Scandinavia. Come è possibile ciò e perché si può sostenere una convinzione così strana? Naturalmente a sostegno dei suoi studi l’autore porta a suo beneficio diverse considerazioni. La prima e forse la più importante è che la geografia mediterranea mal si accorda con le precise e minuziose indicazioni dell’autore sulla configurazione e ubicazione dei luoghi, sugli itinerari dei viaggi e sui tempi occorsi per compierli, sulla conformazione di alcuni luoghi quali il Peloponneso, Itaca e financo Troia. Queste caratteristiche sono, invece, riscontrabili perfettamente nella zona baltica. Si potrebbe obiettare: va bene ma come la mettiamo con tutto il resto? Prima di tutto il clima, i ritrovamenti archeologici e altro ancora. Per tutto esiste una risposta: gli avvenimenti narrati da Omero sono antecedenti alla datazione abituale e sono avvenuti durante un periodo temporale dal clima molto più favorevole indicato col termine optimum climatico; successivamente all’inasprirsi dei fenomeni meteorologici le popolazioni nordiche, seguendo rotte geografiche nel libro ben documentate, sono pervenute nella zona mediterranea (dal clima molto più favorevole) portandosi dietro sotto forma orale le proprie tradizioni e la propria storia. D’altra parte le furibonde tempeste, la nebbia spesso e volentieri presente, i mari sempre in continuo ribollio, i vestiti pesanti, i grandi bracieri accesi per potersi riscaldare anche di giorno, inducono a pensare effettivamente a una regione più fredda e nordica e non certo a quella solare mediterranea. Naturalmente la trasmissione orale delle storie potrà essersi arricchita e mescolata con la cultura dei locali. E cosa dire di tutti i reperti d’ambra che sappiamo essere un materiale che si trova in grande quantità nelle regioni baltiche? L’autore, poi, porta a sostegno della propria tesi tante altre osservazioni tutte da prendere in considerazione e da non gettar via immediatamente come sciocchezze.
Di là dalla possibile veridicità di tale teoria essa rimane comunque affascinante e intrigante e va presa come una delle tante ipotesi possibili ma di certo non compiutamente dimostrata e probabilmente non dimostrabile. Il libro, però, ha un altro grande merito, almeno per quanto mi riguarda: nel tentativo di dimostrare le precedenti argomentazioni, nelle sue pagine sono continuamente presenti citazioni sia dell’Iliade sia dell’Odissea. Leggendo tutte queste citazioni che sicuramente si erano completamente perse nella mia memoria o che semplicemente non conoscevo è nata in me un’idea che mi sta dando enorme soddisfazione: perché non leggere di nuovo e stavolta in modo completo i poemi omerici e non solo questi perché è doveroso dare spazio anche all’Eneide e ad altro ancora di cui parlerò in seguito.
Questa è stata la ragione che mi ha spinto a rileggere l’epica, naturalmente non nelle traduzioni moderne ma nelle amate e vecchie traduzioni poetiche, forse superate o poco fedeli, lette non completamente a scuola nei cari e sempre rimpianti anni della mia adolescenza.
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